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MITOLOGIA GRECA E ROMANA
INTRODUZIONE
GUERRA OBI GIGANTI CON GLI OBI
( Fot. A llnari)
(da un aarcofago antico)
Fondamenta della religione greca. - Il mito. - Ani mismo e antropomorfismo. - Il culto degli Dei e de gli Eroi. - Mito e poesia.
La religione degli antichi Greci non sorse, come Mi nerva dalla testa di Giove, bell'e armata, o come Ve nere dalla spuma del mare, nello splendore della beltà e della giovinezza. La crearono, rozza e mostruosa, fol le primitive in tempi in cui lo spirito umano era av volto dalla superstizione e dal terrore. La prima idea che il popolo greco si fece del mondo, fu questa: in torno a noi è tutta una lotta di mostri enormi, potenti e feroci, che posseggono e si disputano la terra e il cielo, il mare e le montagne, l'aria dai soffi veementi e il fuoco che tutto distrugge. Nulla possiamo fare con tro quelle potenze terribili, noi, piccole creature im pastate d'argilla e di lagrime. Cerchiamo dunque di placare la loro collera, procuriamo con preghiere e sa-
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crifici di renderci propizi quegli spiriti impetuosi e osti li, misteriosi e malvagi. E così adorarono gli Spiriti da cui credevano anima ti gli e!ementi, le meteore, le cose, le piante e gli ani mali: e 11er la loro stessa crudeltà divinizzarono il ful mine, la .fiamma, la nube che si scioglie in grandine, il vento che abbatte, le belve che dilaniano. Quella religione inconscia e primordiale, fatta di pau ra più che di pietà, propria dell'infanzia di tutti i po poli e ancora viva nelle torbide credenze dei selvaggi, è chiamata animismo. Si deve ad essa la pullulazione di mostri e di deità fra l'umano e il ferino che ringhia no nelle fondamenta arcaiche della mitologia greca; tali i Lèmuri, i Giganti, i Pigmei, i Cabiri, i Telchini, i Centauri, Tifone, le Gorgoni, le Lamie, ecc. Più tardi, migliorate di molto le condizioni della vita e perfezio natesi le facoltà dello spirito, gli uomini sentirono, ol tre la pericolosa potenza degli elementi, la loro gran diosa bellezza, l'armonia che nresiede alla loro lotta feconda, il dono della vita chè sorge dall'intrecciarsi delle energie dell'universo. E si indugiarono a contem plare le tinte rosee dell'aurora, il limpido azzurro del sereno, la seta distesa del mare, le maestose groppe delle montagne. Così alla concezione superstiziosa e feticista subentrò la concezione poetica e veramente religiosa, che ha un contenuto di commozione, d'esta siato stupore e di riconoscenza, e che fonda la morale sul culto degli Dei. Interpretando l'anima delle folle, i poeti crearono allora i Miti, quelle favole piene d'al legorie e di significati nascosti, nelle quali un'umanità che non possedeva la minima nozione scientifica, affi dava alla poesia l'incarico di spiegare l'origine e la natura del mondo. Spiegazione immaginaria, se mai ve ne fu una, ma di meravigliosa bellezza poetica, perché sgorgò dalla fantasia e dal pensiero del popolo privi-
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legiato fra tutti per il dono dell'immaginazione armo niosa e sana e per il sentimento artistico. Il Greco creò gli Dei a propria immagine e somiglianza) ingigantì e trasfigurò in essi la propria natura d'uomo, li colmò d'ogni perfezione fisica e d'ogni felicità. E intanto se li rendeva pro!Jizi col dedicare loro, non più un'ado razione tremebonda e barbara, con pratiche torve e offerte sanguinose, ma un culto di preghiere e di canti, con offerte di belle statue marmoree e di candidi templi. Le divinità greche ebbero volto e mani, virtù e vizi, passioni e amori, peripezie e lotte. Non cessarono di rappresentare il sole e la luna, il cielo e il mare, l'aria e il fuoco: ma da immensi spauracchi che erano, diven tarono uomini transumani e perfetti, che hanno sulle ginocchia il destino dei piccoli abitatori della terra e non abusano che di rado della loro onnipotenza. Ogni elemento o meteora, ogni sentimento o istinto, ogni vir tù o qualità fisica o morale, ogni bisogno della vita, ogni aggregazione umana o località, ogni attività o me stiere ebbe il suo Dio. La giustizia, la legge, la patria, la famiglia, la pietà per gli avi furono simboleggiati da persone gigantesche e sacre, che con divina saggezza premiavano il bene e punivano il male. E così la vita morale e politica delle nazioni attingeva le sue linfe al l'immenso serbatoio della poesia. Le fole narrate dagli ispirati poeti pastori e musici sorreggevano con la loro trama iridescente l'edificio sociale. La dottrina evoluta che attribuisce agli Dei sem bianze e affetti umani, è chiamata antropomorfismo. La religione greca è per eccellenza antropomorfa e po liteista, a differenza dell'ebraica che concepisce un Dio unico, dotato di pensiero sublime e accessibile all'uomo solo attraverso alla rivelazione. La mitologia greca, nella sua maggiore purezza, è nn felice amalgama tra la concezione antropomorfa e
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quella animistica. Solo in epoca avanzata sparve qua si del tutto, soppiantata da una più scientifica conce zione della natura, la credenza negli spiriti degli ele menti: ma si può dire che in pari tempo impallidì la frde vera nei miti e le si venne sostituendo un culto tra dizionale, non scevro di scetticismo. Ma in Omero, in Esiodo ed in Eschilo - che sono i grandi poeti della mitologia - noi troviamo mirabilmente fuse le due vi sioni: gli Dei, nei loro poemi, se si rendono accessibili e famigliari a noi con la splendida e irrequieta uma nità, conservano la sublime maestà che si addice ai do minatori del mondo e la potenza formidabile e il ter rore proprio delle grandi forze della natura. Nata dalla visione religiosa e poetica d'un popolo e perfezionata dal suo mirabile istinto artistico, la mito logia coll'andar dei secoli si complicò d'un'infinità d'e lementi eterogenei: influenze di religioni asiatiche bar bare e mostruose, culti e leggende locali, arabeschi biz zarri creati dalla fantasia dei poeti intorno al tronco delle primitive ideazioni. D'onde il barocchismo di cer ti suoi motivi, l'oscurità di altri, la puerilità e l'incon seguenza di alcune favole, l'esistenza parallela di più Giovi e di più Ercoli, con miti e culti diversi, e l'intru sione di residui di barbarie e di ferocia in un mondo d'armonia e di serenità. Liberata da questo frondame parassitario, la mito logia è un poema ridente e sublime, una tela magica su cui appaiono le scene d'un film titanico. Il dram ma delle origini cosmiche, la tragedia del Destino, le cui ali cupe investono anche il capo radioso degli Dei; gl'idillii deil'età dell'oro, i paurosi misteri e le divine ri velazioni della Terra, la sua bellezza e la sua fecon dit;.i. sacre; i miracoli della forza corporale e gl'incan ti della beltà fisica; la frenesia di tutte le ebbrezze, dal canto luminoso d'Apollo all'ululato delle Baccanti;
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l'eterno rincorrersi d'eventi e di sogni che è la vita; la commedia e il riso, il dramma e la morte: ecco l'argo mento di questo film primordiale e divino che comin cia con le vertigini del Caos e termina con l'ultima ven demmia o l'ultima festa dei fiori, che si innalza fino ai picchi dell'Olimpo e si sprofonda nelle tenebre dell'E rebo, che ti fa ridere con Vulcano zoppo e ti prosterna con Prometeo incatenato. Nel libretto che segue ho tentato di narrarvi la trama di questo sorprendente poe ma, senza tediarvi con l'erudizione vana, e insistendo invece sul tesoro di poesia, d'umanità e di vita che è custodito per l'eternità negli scrigni dell'antica sag gezza. La dottrina dei pedanti ha lasciato addensarsi molta polvere sull'ordito screziato delle antiche favole. Ma Iride mi porge la sua sciarpa, e col lembo settico lore cercherò di far brillare qualche dolce tinta del ri camo che i poeti primitivi eseguirono coi capelli del !'Aurora e con le alghe del Mare. Forse, quando avrete letto queste poche pagine, sen tirete meglio che il mito e la poesia sono una sola cosa, e che poeta è colui che sa rendere miti le sue creazioni, imbeverle cioè di un'umanità eroica e felice, d'una vita propria ed immortale, avvincendole come serpeggianti edere o dorati caprifogli sul tronco immenso della Vita universale. Ed ecco il programma del nostro viaggio. Prima cer cheremo di dare la scalata all'Olimpo, dove stanno i dodici Dei sovrani, non per spodestare Giove o per rapire ad Apollo la sua raggiera d'oro scintillante: ma solo per sorprendere in qualità di curiosi gli Immortali a banchetto. Speriamo che Giove non vigili dai nevo- si spalti, o che, se ci piglia sul fatto, non ci tratti a colpi di fulmine, come trattò i Titani ! Poi scenderemo sulla terra, esploreremo le selve per scovare Bacco fra i suoi Satiri vellosi e le sue Ninfe
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rubiconde, ci sprofonderemo negli abissi del mare e nelle grotte dell'Etna, e ci lascferemo involare dai tur bi1.1i dell'aria, per far conoscenza con le Deità che spa droneggiano la sfera e l'atmosfera, rna che non hanno accesso alla celeste Reggia e non bevono il nèttare. In ultimo, ci accosteremo a quegli uomini gigante schi e torturati, potenti e predestinati alla sciagura ed alla morte, che sono gli Eroi.
(Fot. A.Unari)
SATURNO
cda una scullura antica)
1 UNA ED E.CATE IN LOTTA COI GIGANTI (Fot. Allnari) (Scultura antica)
Come sorse dal nulla questo mondo meraviglioso che stende intorno a noi il prodigio dei suoi monti e dei suoi mari, che alterna nell'infinitc, spazio la sfera abbaglian te del sole e il taciturno sciame degli astri? E come furono generati gli Dei immortali che governano il suo cammino e con infallibile giustizia largiscono agli abi tatori della terra i doni e i castighi? Così si chiesero gli uomini primitivi. E non seppero che cosa rispondersi. Ma i Poeti, che allora custodiva no gli armenti sulle verdi pendici delle montagne ed \;rano in misteriosa comunicazione coi segreti della Na tura, narrarono loro questa ingenua e sublime leg genda. Prima vi era il Caos, massa informe d'aria e di roc cia, di fuoco e di terra, d'acqua e di vapore. Regna vano le tenebre, e i cozzi degli elementi rintronavano nell'infinita solitudine. Dal Caos due esseri potenti e bd!i balzarono fuori, come due sorgenti limpide dalla 2
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negra rupe: Gea, la Terra, piena d'ogni fecon0ità, gioiosa d'ogni fioritura, cc il cui largc, seno sostiene in eterno tutte le cose»; ed Eros, principio dell'amore che crea la vita. D'allora in poi il Caos si trasformò in ar monia d'elementi. Da Gea nacquero l'Erebo e la Notte, l'Etere luminoso, Urano che è il cielo stellato, l'Ocea no senza limite gremito di prodigi e di mostri, i Monti che sfiorano con le vette il lembo del manto d'Urano, i Ciclopi che sfrenano il lampo e il tuono, i Giganti, mostruosi demoni dei nembi e delle tenebre, e i feroci Titani. 11 più giovane fra questi, Cronos (r), il Tempo, figlio di Gea e d'Urano, mutilò e scacciò dal trono suo padre, primo reggitore del mondo, per vendicare la sorte dei propri fratelli che Urano ingelosito tuffava nel seno della Terra, man mano che nascevano. Succe dutogli nel dominio del mondo, Cronos generò dalle nozze con Rea (2), le Divinità maggiori: Giunone, dea della fedeltà coniugale, Cerere, dea dei frutti, Plutone, nume d'Averno e custode dei morti, Nettuno che sca tena e placa i flutti e le tempeste, e Giove, Sovrano de gli Dei. Ma l'inumano Cronos pensò un giorno che dalla sua prole avrebbe potuto aspettarsi l'atroce atto di cui si era reso colpevole verso suo padre Urano: onde prese a divorare con bocca ferina i figli che gli nasceva no da Rea (3). Giove fu sottratto con astuzia alla vorace fame del genitore e portato di nascosto sul monte Ida. Diventato adulto, l'Olimpico fece le vendette sul Ti tano che carpiva lo scettro del mondo, lo cacciò dal cielo e lo trascinò nella caverna che si stende sotto l'a(1) Detto tCt BELLEROFONTE ABBEVERA PEGASO (scultura antica) LA CHIMERA (bronzo etrusco) . ToRo FARNESE [Il supplizio di Dirce] (scultura antica) LA MOR'fE DI ETEOCLE E POLINICE (urna di alabastro etrusca) EDIPO ASCOLTA L'ENIGMA DELLA SFINGE (tazza antica) DEDALO E lcARO . NELL'OFFICINA DI DEDALO (da un affresco di Pompei) . DEDALO E lcARO (scultura antica) ARIONE SALVATO DAL DELFINO (affresco di B. Peruzzi) ENEA FUGGE DA TROIA SALVANDO IL PADRE (affresco di Raffaello) IL RATTO DI ELENA (quadro di G. B. Tiepolo) . I LESTRIGONI ALL'ASSALTO DELLE NAVI DI ULISSE (pittura romana) ORFEO ED EURIDICE (da un quadro di Nicola Poussin) MERCURIO, EURIDICE ED ORFEO (scultura antica) . TESEO ED ETRA (quadro di N. Poussin) ORFEO CHE SUONA LA LIRA (mosaico romano) . ENEA NARRA A DIDONE I FATTI DI TROIA (quadro di P. N. Guérin) LA LUPA RO:',IANA (scultura antica) ULISSE E DIOMEDE RAPI&CO!\O IL PALLADIO (scultura antica) UN SACRIFICIO (scultura antica) IL BuoN PASTORE (scultura antica)
153 158 I 5Q 161 162 163 170 171 175 179 181 182 183
ll. BUON PASTORE
(Fot. A llnarl)
INDICE DELLA MATERIA INTRODUZIONE : Fondamento della religione greca - Il mito - Ani mismo e Antropomorfismo - Culto degli Dei e degli Eroi - Mito e poesia. PROLOGO : Il Caos. Origine del mondo e degli Dei. PARTE PRIMA : GLI DEI DEL CIELO. I - L'OLIMPO II - ZEUS o GIOVE . II! - HERA o GIUNONE IV - FEBO o APOLLO V - ARTEMIDE O DIANA VI - ArENA o MINERVA VII - ARES o MARTE VI II - AFRODITE o VENERE IX - EFESTO O VULCANO X - DEMETRA o CERERE XI - HERMES o MERCURIO
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65 67 75 81
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INDICI
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PARTE SECONDA : GLI DEI DEL MARE, DELLA TERRA E DEGLI INFERI. I II III IV
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V -
V[ -
PosrnoNE o NETTUNO LE DIVINITÀ MINORI DEL MARE DIONISO o BACCO LE DIVINITÀ DEI BoscHI E DEI Fnn.ù LE DIVINITÀ DELL'ATMOSFERA HADES o PLUTONE
PARTE TERZA : GLI EROI. I II III IV
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GIASONE E GLI ARGONAUTI ERACLE O ERCOLE PERSEO o MEDUSA . TESEO E IL l\:hNOTAURO V - SISIFO, GLAUCO E BELLEROFONTE VI - EDIPO E I SETTE CONTRO TEBE VII - DEDALO E lcARO VIII - FAVOLE MINORI . IX - LA GUERRA DI TROli X - IL MITO DI ULISSE ORFEO ED EURIDICE
XI -
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107 IlI 1 13 123 129 139 1 43 1 49 153 159 163 171 175 179
PARTE QUARTA : I MITI ROMANI. I - IL MITO D'ENEA Il - LA MITOLOGIA ROMANA
INDICI : INDICE DEI NOMI • INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI
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Q U E S T O V O LU M E È STATO I MP R E SS O N E L MESE DI SETTEMBRE DELL'ANNO 1945 PRESSO LE OFFICINE GRAFICHE VERONESI DELL'EDITORE ARNOLDO MONDADORI